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Wishread: 5 seinen manga che vorrei pubblicati in Italia – Seconda Parte

Ecco la seconda parte delle mie speranze di pubblicazione per il panorama manga italiano.
Questi articoli sono nati come esercizio di divagamento, per parlare di titoli inediti, ma la condivisione di tale wishlist non vorrei solo fosse fine a se stessa. Ho scelto queste cinque opere dalla mia lunga lista di letture, per fare di esse delle proposte, per farle conoscere, renderle chiacchierate e attenzionarle magari a qualche editore. Sognare non costa nulla, dopotutto.
Dopo la prima parte dedicata agli shōnen manga, parliamo in questa sede di cinque proposte seinen manga.
Nonostante avessi le idee abbastanza chiare sui titoli più attuali, la lotta per la selezione è stata abbastanza faticosa perché di titoli seinen di mio interesse ce ne sono davvero tanti. Ho cercato così di puntare sulla varietà, sacrificando qualche autore, per fare cinque proposte molto diverse tra loro che spero saprete accogliere e coccolare.

Raise wa Tanin ga ii di Asuka Konishi

mangaYoshino Somei è apparentemente una studentessa delle superiori di Osaka come tante, non fosse che è la nipote del leader della Somei, la più grande organizzazione yakuza della regione del Kansai. Nonostante il suo background, Yoshino ha avuto una vita tranquilla ed è stata cresciuta bene, ma un giorno scopre che la Somei si unirà alla più importante famiglia yakuza del Kanto, i Miyama. La notizia l’allarma, torna a casa di corsa e scopre che suo nonno ha preso accordi affinché Yoshino sposi il nipote del leader dei Miyama, Kirishima.
Kirishima Miyama è coetaneo della ragazza, affascinante e dai modo gentili, fatto rassicurante da un punto di vista, ma Yoshino non vuole comunque un matrimonio combinato. Qualsiasi protesta è vana e poco dopo la ragazza si ritrova a  Tokyo dalla famiglia Miyama.
A Tokyo dal primo giorno di scuola si sente osservata e a disagio dopo esser arrivata in compagnia del fidanzato che si rivela essere estremamente popolare e con tante ammiratrici. Yoshino viene così presa di mira, oggetto di odio e bullismo delle compagne gelose e, come se non bastasse, scopre che dietro quell’aria affabile Kirishima non è affatto il gentile ragazzo che credeva, dopotutto è nato e cresciuto per essere un membro della yakuza.
Raise wa Tanin ga ii è la seconda opera di Asuka Konishi, (autrice di Haru no Noroi, annunciato da Goen, sarà pubblicato col titolo Primavera Maledetta), seinen manga serializzato dal 2017 sulla rivista Afternoon (Land of the Lustrous, Blue Period) che nel 2018 ha vinto il Next Manga Award e quest’anno è tra i candidati a Miglior Manga del quarantaseiesimo Kodansha Manga Award (che saranno annunciati l’11 maggio). La popolarità e il gradimento di questa serie in corso (al momento arrivata a 6 volumi) è in continua crescita, tanto da essere tra i titoli più raccomandati delle librerie giapponesi.
Raise wa Tanin ga ii, conosciuto come Yakuza Fiancé, conquista presto con il suo tratto inconfondibile e originale, quanto con una storia che riesce a far convivere commedia e dramma. Yoshino e Kirishima sono dei protagonisti che conquistano facilmente, hanno bella chimica e il loro rapporto si sviluppa con una certa maturità, senza perdere di vista situazioni da commedia. Parlare di yakuza non è mai facile, ma nonostante Konishi voglia dare importanza al lato umano e domestico di queste famiglie, ne mostra comunque la natura criminale, tradizionalista e autoritaria (il modo in cui è rappresentata la yakuza mi ha ricordato un po’ com’era rappresentata in Kizuna di Kazuma Kodaka).
Ho visto questo titolo accostato spesso a Spy x Family e Koroshi Ai e effettivamente presenta qualche elemento simile, ma sono tre manga profondamente diversi, non solo come target editoriale, ma come struttura e identità. Molto alla lontana e con importanti distinguo, nei pochi capitoli che ho letto, ho trovato elementi in comune con Hana Yori Dango, in particolare perché Yoshino mi ha felicemente ricordato Tsukushi Makino e… ammetto di avere una certa nostalgia di protagoniste così.
Nell’editoria italiana attualmente non mi risulta ci sia nulla in pubblicazione come Raise wa Tanin ga ii e, considerando che sta vivendo un periodo di grande popolarità, le mie speranze per una prossima pubblicazione sono alte.

Shōnen Note di Yūki Kamatami

mangaYutaka Ao è un giovane soprano, dotato di una voce angelica e una grande sensibilità musicale. Iniziate le scuole medie, si iscrive al coro della scuola, stringe amicizia con i suoi membri e inizia a partecipare e competizioni canore e vincere premi. Tuttavia, la pubertà arriva anche per lui, la sua voce inizia a cambiare e perderà per sempre quell’angelico timbro, come è successo al compagno Vladimir Ilyich Popov, famoso soprano russo.
Yutaka e Vladimir non possono che cercare di accettare le loro voci e vivere le sfide che l’adolescenza propone, senza per questo rinunciare al mondo della musica.
Yūki Kamatami inizia Shōnen NoteDays of Evancescence nel 2010 sulle pagine di Morning Two (Atelier of Witch Hat; Saint Young Men), non appena finita la lunga serializzazione di Nabari no Ou, il suo manga più famoso. Shōnen Note termina nel 2014 e diventa un’importante base per Shimanami Tasogare (da noi conosciuto come Oltre le Onde, grazie a J-Pop, editore anche di Nabari).
Questo anello di congiunzione tra due opere – apparentemente molto diverse – è una grande mancanza.
Shōnen Note è una storia di formazione, di quelle complesse, poetiche, delicate nello stile personale e geniale di Yūki Kamatani. Nel manga è centrale e profonda la riflessione sull’identità (includendo il tema dell’identità di genere), come lo era nelle altre opere dell’autrice.
Cosa definisce un’identità? Crescere significa cambiare identità o trovarla? Ci sono scelte giuste o scelte sbagliate per essere se stessi? Le domande che si pongono i personaggi sono tante negli 8 volumi che compongono l’opera e nessuna risposta è mai banale.
Nel panorama dei manga seinen, diverse sono le opere che affrontano con tatto il tema dell’identità di genere, alcune con profondo realismo, altre con fantasiosa creatività. Oltre a Shōnen Note, avrei voluto inserire Hōrō Musuko di Takako Shimura e Bokura no Hentai di Fumiko Fumi, ma questo articolo sarebbe stato solo dedicato a un unico tema a quel punto, per cui ho preferito fare una scelta tra i tre titoli. Ho preferito trattare del manga di Yūki Kamatani perché ogni suo lavoro è una garanzia; adoro l’autrice e la sua creatività che mai lascia passare troppo tempo tra la fine di un lavoro e un altro. Non a caso, sempre sulle pagine di Morning Two, ha iniziato la serializzazione di un nuovo seinen, Hiraeth wa Tabiji no Hate.
Apparentemente la sensei Kamatani sembra riproporre gli stessi personaggi e le stesse tematiche legate al mondo LGBT+, ma basta addentrarsi nei suoi manga per trovare un mondo ben stratificato e con un’identità ben precisa, dove i personaggi – anche quando sono tavole bianche – riescono a coinvolgere il lettore, colorandosi con le esperienze che la trama ha in serbo per loro. Nel caso di Shōnen Note quel colore è il canto, la musica, che non è un elemento di contorno ma l’anima della storia, dei personaggi, la parte con cui essi devono trovare un’armonia per star bene con loro stessi e star bene nel mondo. La musica, in questo caso, non è talento, non è una passione o il mestiere dei sogni, è una caratteristica identitaria a cui ogni altra si sottomette.

Tōge Oni di Kenji Tsurubuchi

mangaC’era un tempo in cui esseri umani e divinità vivevano insieme. C’era il regno degli uomini e il regno degli déi e, tra i due regni, vi era la terra di Wa.
Eno no Ozuno, un monaco con abilità e poteri sovrannaturali si ritrova ad aiutare Miyo, una bambina orfana, in procinto di essere sacrificata alla divinità protettrice del suo villaggio. Il monaco salva e porta con sé Miyo insieme a Zenki, un ragazzo una volta umano diventato un demone. Insieme, il trio viaggerà tra le antiche terre, incontrando culti e tradizioni diverse, viaggiando nel tempo e facendosi strada verso le più forti divinità di un pantheon dimenticato.
Tōge Oni – Primal Gods in Ancient Times ha iniziato la sua serializzazione su Harta (Nuvole a Nord-Ovest; I Giorni della Sposa) nella primavera 2018 e conta attualmente 5 volumi. Il manga di Kenji Tsurubuchi (autore che ho conosciuto sulle pagine della prima Anthology Comic dedicata a Puella Magi Madoka Magica) è una storia visionaria, strutturalmente episodica, con un filo conduttore sottile che prende lentamente consistenza. Un manga innovativo, popolato da mostri, draghi e kami in un intreccio che fa breccia nel cuore degli amanti del folklore nipponico.
Tōge Oni in una formula personale ed originale s’ispira a Saiyuki, la leggenda di Son Goku, ma uscendo dall’Asia continentale per mettere radici in un fantasioso Giappone. Come ogni storia on the road, lento è il suo avanzamento, sfocati gli obiettivi, per focalizzarsi sui personaggi. Il cast non è particolarmente ricco, ma non cade mai nei cliché e ad ogni incontro/scontro ha modo di farsi conoscere, andando a tessere relazioni che si fortificano di volta in volta che il viaggio prosegue, viaggio che è appunto protagonista dell’opera, forse anche più delle divinità.
Sono una persona semplice – purtroppo o per fortuna – mi è bastato poco perché Tōge Oni mi conquistasse, una parolina magica tra le tag ed è fatta, e quella parola è folklore. Se poi alle folktales va ad aggiungersi l’elemento del viaggio, allora la vittoria è doppia. Non credo bastino mai opere che si fanno strada nelle tradizioni, nei culti di un popolo (seppur fittizio) e conoscerli attraverso l’esperienza di un viaggio, per me è l’espediente narrativo più bello. Attualmente in Italia di nuovi titoli somiglianti al manga di Tsurubuchi non ne abbiamo moltissimi e, se dovessi accostarne uno, forse punterei su Frieren, o su un classico come Inuyasha, ma ammetto che sono accostamenti un po’ forzati.
Purtroppo, pur essendo uno dei titoli più apprezzati di quella bella rivista che è HartaTōge Oni è un seinen manga poco conosciuto e di cui poco si parla. Spero si sollevi interesse per le sue tavole, i suoi personaggi, le dinamiche e i bei temi che si trascina responsabilmente perché meritiamo davvero di leggerlo in italiano.

Chi – Chikyuu no Undou ni Tsuite di Uoto

mangaLa storia Chi – Chikyuu no Undou ni Tsuite è ambientata nella Polonia del XV secolo, l’epoca del Rinascimento polacco conosciuto come il Secolo d’Oro della Polonia.
Protagonista della storia è Rafal, un giovane prodigioso che dovrebbe proseguire i suoi studi in teologia, ma l’incontro con un misterioso uomo lo porta a soccombere al fascino di una teoria chiamata “eliocentrismo”. Rafal inizia a studiare questa teoria, la ritiene realistica, fino a convincersi che sia vera per quanto ammetterlo sia pericoloso ed eretico.
Il manga storico di Uoto (conosciuto anche come About the Movement of the Earth), pubblicato sulle pagine di Big Comic Spirits (20th Century Boys; I am a Hero), parte da una premessa davvero originale, quella della rivoluzione copernicana, che è perno dell’opera, prospettiva e filtro per osservare la società medievale e addentrarsi nelle zone più oscure della conoscenza.
Chi è una lotta tra scienza e religione, un conflitto spietato, sanguinario quanto irrealistico (da un punto di vista storico) ma estremamente affascinante. Ha convinto la critica tanto che lo scorso anno è arrivato secondo come Miglior Manga ai Manga Taishō Award (vinto da Frieren) e quest’anno quinto (ha vinto Darwin Jihen), senza trascurare il fatto che ad oggi è stato nominato nella categoria generale per i Kodansha Manga Award.
Nel tempo presente in cui sto scrivendo l’articolo dovrebbe uscire – questioni di giorni – l’ultimo capitolo (il cinquantesimo se non erro) concludendo il manga, che conterà 8 volumi totali.
Se ambientazione e tema all’interno delle pagine di un manga sono insoliti, originale è ancor più il modo in cui si sviluppa la narrazione, con la moltiplicazione di personaggi principali, l’infittirsi di una trama misteriosa e dai tratti sovrannaturali, il tutto intervallato da importanti scene orrorifiche. Se l’aspetto splatter del fumetto è un elemento che colpisce e sembra particolarmente forte nella sceneggiatura, di fatto è il carattere filosofico e psicologico a vincere l’affetto e le emozioni del lettore. Se c’è fantasia nella rappresentazione storica, il piano psicologico e umano viene perfettamente centrato: la vita di quell’epoca era dura, crudele, breve e questo è il punto focale su cui vuole concentrarsi l’autore.
Devo dirlo in modo arrogante: Chi – Chikyuu no Undou ni Tsuite è un manga che gli editori italiani dovrebbero sentirsi in dovere di portare, non per capriccio, non perché pluripremiato, ma perché è un manga che sa raccontare molto bene la storia dell’Europa, la nostra storia, aprendosi a un’interessante indagine filosofica che sa parlare anche del tempo presente.
Le licenze poetiche più fantasiose si possono concedere, dopotutto è di un manga che parliamo. Certo, ci sono capolavori come Vinland Saga che rispettano la storia, ma Chi riesce ad essere altrettanto incisivo, anche se più vicino a serie come Innocent di Shinichi Sakamoto e Wolfsmund di Mitsuhisa Kuji.
Pareri discordanti e critici sono riscontrabili però sui disegni: alcune tavole risultano molto povere, con sfondi prevalentemente bianchi e personaggi di poca espressività; considerando il carattere del manga, non ho trovato sgradevole il tratto di Uoto, mi ha ricordato alcune tavole di Mob Psycho 100 e, più in generale, i disegni del sensei ONE. Disegni strani da legarsi a un manga di questo tipo, ma memorabili in alcune scene particolarmente crude.
Tra Chi e Raise wa Tanin ga ii non saprei per chi fare il tifo ai Kodansha Manga Award, ma poco mi importa alla fine quale titolo vincerà: la mia speranza è che tali premiazioni vadano sempre a favore di una maggior diffusione dei titoli candidati.

Takemitsu Samurai di Issei Eifuku & Taiyō Matsumoto

mangaAll’alba del primo giorno dell’anno, a Edo, nel quartiere popolare di Katagi appare un ronin: Sōichiro Seno. Inevitabilmente è guardato con sospetto, i gatti stessi reagiscono alla sua presenza sentendo in lui odore di sangue.
Il giovane Kankichi – figlio di un carpentiere – inizialmente crede sia una malvagia kitsune, ma il samurai lascia la sua katana e la sostituisce con una spada di bambù, trasferitosi vicino al bambino e rivelandosi una persona innocua ed eccentrica.
Kankichi è incuriosito da Sōichiro, il quale si perde nella contemplazione delle piccole cose e ama consumare dolci (usanza prettamente femminile al tempo), atteggiamenti che pian piano vengono accettati, anche se lo strambo uomo si diverte a sfidare in giro giovani spadaccini, con la consapevolezza di non potergli fare del male. Il carattere infantile e spensierato del ronin fa nascere un’amicizia col giovane Kankichi, un legame che sembra segnare l’inizio di una vita tranquilla, lontana da un passato misterioso che odora di sangue.
Peccato che Sōichiro sia pedinato da un assassino, Shinnosuke Kikuchi, pronto a colpire chiunque si interponga tra lui e il suo obiettivo. Riuscirà Sōichiro, con la sua “buona” spada di bambù, a proteggere le persone ora care e la tranquillità della sua nuova vita?
Presentata così la storia scritta da Issei Eifuku (Evil Eater) sembra evocare Rurouni Kenshin e, effettivamente, ci sono punti in comune, forse anche ispirazioni, ma basta guardare la copertina, immergersi nelle tavole di Taiyō Matsumoto (Ping Pong, Sunny) per dimenticare l’esistenza di qualsiasi manga e avere la sensazione di entrare nel vivo del mondo delle stampe ukiyo-e (letteralmente: immagini del mondo fluttuante).
Takemitsu Samurai non è semplicemente un manga, è un’esperienza artistica.
Lo slice of life storico, tra azione, gag comiche e ombre drammatiche grazie alla cifra artistica di Matsumoto , diventa una sorta di portale per accedere agli scenari del mondo fluttuante, insinuarsi nei dettagli, in una ricerca tra reale e onirico delle opere di artisti come Hokusai, Hiroshige, Kitagawa Utamaro.
L’ispirazione a questo mondo artistico non è solo suggestione, si può trovare nel tratto, nelle tematiche e al mondo a cui si rifà l’ukiyo-e, i nuovi contesti socioeconomici delle grandi città favoriti dalla Restaurazione Meiji (1868-1912).
La critica ha premiato Takemitsu Samurai con alcuni dei più prestigiosi premi del mondo artistico giapponese, quale l’Excellence Prize nel 2007, per la sezione manga del Japan Media Arts Festival Awards e, nel 2011, è stato insignito del Osamu Tezuka Cultural Prize.
Come sia possibile che un manga di tale bellezza, proveniente da Big Comic Spirits, premiato come Vagabond o Monster, non sia ancora arrivato in Italia è quasi scandaloso. Il maestro Taiyō Matsumoto di fatto ha diverse pubblicazioni nel nostro Paese ed è di recente uscita per J-Pop, Number 5 (manga serializzato dal 2001 al 2005).
Tengo alte le speranze, Takemitsu Samurai conta un totale di 8 volumi come Number 5 e va a collocarsi cronologicamente subito dopo quest’opera (la serializzazione fu dal 2006 al 2010), che sia un buon segno e nei piani di J-Pop portarlo in Italia? Francamente, ci conto.


Così termina anche questa seconda parte, ma ricordate che all’appello mancano le wishread di shōjo, josei e BL.
Spero di aver solleticato il vostro interesse e le domande di conclusione sono quelle di rito: conoscete questi manga che ho messo in lista? Li avete letti? Vi sono piaciuti? Quali sarebbero state le vostre cinque proposte?
Attendo con curiosità e raccomando la condivisione dell’articolo per raggiungere il suo fine.