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Wishread: 5 shōjo manga che vorrei pubblicati in Italia – Terza Parte

Dopo il capriccio di consultare la mia wishlist di manga inediti e aver scritto l’articolo dei 5 shōnen manga che vorrei pubblicati in Italia e dei 5 seinen, continuo questa serie di articoli, dedicandomi agli shōjo manga.
Sono molto affezionata a questa categoria editoriale, baluardo di innovazioni, battaglie politiche e creatività come non sono riuscite le riviste di altre tipologie.
Viaggi nel passato, misteri, horror, azione, non solo sospiri e triangoli amorosi hanno caratterizzato il genere, lasciando la possibilità di sperimentare con trame e tecnica autori e autrici che hanno fatto la storia dei manga. Personaggi liberi nelle idee, nei sentimenti, nella sessualità hanno lasciato il segno tra pagine dove trame semplici hanno sviluppato storie indimenticabili.
Gli editori italiani hanno colto l’importanza e la varietà delle storie proposte dagli shōjo manga e non hanno mai fatto mancare a noi lettori un catalogo ricchissimo, ma in questa sede credo sia legittimo peccare di avidità e sognare.

Kieta Hatsukoi di Wataru Hinekure & Aruko

My Love Mix-Up! Sota Aoki è un liceale innamorato della compagna di classe Mio Hashimoto. Per lui la ragazza è un vero angelo, ogni volta che la vede sente le farfalle nello stomaco e il fatto che il banco di lei sia vicino al suo è per Aoki una benedizione.
Un giorno la ragazza presta a Aoki la sua gomma da cancellare e la dolcezza della ragazza lo porta al settimo cielo, ma la situazione precipita quando sulla gomma legge il nome Ida. Le studenti giapponesi sono solite scrivere sulle gomme da cancellare il nome della persona che a loro piace, dunque per Aoki è una vera delusione che lì ci sia scritto il nome del ragazzo che siede davanti a lui. La gomma in quel momento cade dalle mani di Aoki e a raccoglierla è proprio Kōsuke Ida, il quale rimane sorpreso di leggere il suo nome su quella che crede essere la gomma del compagno di classe, chiedendo spiegazioni. Aoki per proteggere il segreto della ragazza che ama preferisce non dire nulla, ma si rende conto di essersi messo in una situazione difficile e chiede al compagno di classe di vedersi sul tetto della scuola per parlare.
Prima che Aoki raggiunga il tetto, Hashimoto chiede al ragazzo se per caso ha letto il nome sulla gomma e, al responso positivo, Hashimoto lo prega di mantenere il segreto e di confidarsi in futuro se c’è qualcuna che le piace. Colpito dalla purezza della ragazza e dalla fiducia che ripone in lui, sul tetto Aoki dissimula e si sfoga con Ida dichiarando a lui ciò che avrebbe voluto dire a Hashimoto. Ida è in imbarazzo, non ha mai ricevuto dichiarazioni e si sente in colpa, così chiede all’altro se possono almeno provare ad essere amici. D’altro canto anche Aoki si sente in colpa e presto scopre che Ida è davvero un bravo ragazzo. Un involontario triangolo amoroso nasce all’insegna di un equivoco, ma se l’equivoco cambiasse lo scenario?
Kieta Hatsukoi (conosciuto sia come My Love Mix-Up! e Vanishing My First Love) è un manga pubblicato su Bessatsu Margaret (Ao Haru Ride; Kimi ni Todoke) scritto da Wataru Hinekure e disegnato da Aruko, famosa per aver disegnato Ore Monogatari!!
Commedia di equivoci, di primi amori, gag e sorprese, questo shōjo manga che ha debuttato nel 2019 ha conosciuto una grande popolarità: ha ricevuto un adattamento in drama nel 2021 (titolato My Love Mix-Up!), è stato creato un manga spinoff (Kieta Hatsukoi: Shougekijō) e ricevuto diversi riconoscimenti, tra tutti il premio come miglior shōjo agli Shogakukan Manga Awards di quest’anno (la sessantasettesima edizione).
La popolarità del manga è stata aiutata sicuramente dal successo del drama, e cresce mentre la serializzazione continua (attualmente sono stati pubblicati 8 volumi) e aggiunge sorrisi e sospiri in una narrazione dinamica, senza punti morti e situazioni di stallo, anche grazie al cambio di prospettiva narrativa che non si sofferma solo su una coppia.
Ho approcciato al primo capitolo con curiosità e scetticismo, senza aspettative, e ho finito il primo volume sentendo bisogno di andare avanti, affezionatissima ormai a tutti i personaggi, in particolare al dolce e sciocco protagonista.
Punti di vista che cambiano, evoluzioni continue, scenari sempre divertenti ma senza cadere nel demenziale.
Kieta Hatsukoi ha tutti gli elementi della classica commedia di primi amori tra i banchi di scuola, se ci sofferma in modo freddo su questi elementi può risultare un titolo alquanto anonimo, ma come ogni storia è il modo in cui si racconta e i personaggi che fanno la differenza.
Uno shōjo manga così divertente non lo leggevo da tanto tempo, mi ha divertita al punto da ricordarmi un mostro sacro della commedia (e titolo che amo profondamente) quale Oran High School Host Club di Bisco Hatori. Storia, atmosfere, disegni e cast profondamente diversi tra i due manga, ma hanno la stessa capacità di rendere uniche situazioni apparentemente banali.

Machida-kun no Sekai di Yuki Andō

mangaHajime Machida ha 16 anni ed è un bravo ragazzo.
La madre è incinta del sesto figlio e, in assenza del padre, è lui ad occuparsi di fare i pasti, badare ai fratellini minori, assisterli nei loro incidenti domestici e assicurarsi che vadano a scuola nel migliore dei modi. Nonostante ad un occhio esterno la situazione sembri stressante per Hajime non lo è, composto e sempre disponibile per il prossimo.
Un ragazzo così retto e diligente si suppone sia uno studente modello, invece il suo rendimento è scarsissimo in ogni materia, anche in educazione fisica. Hajime non si deprime, accetta le critiche, facendo dispiacere compagni ed insegnanti perché è davvero un bravo ragazzo, sempre in aiuto del prossimo, anche quando nessuno glielo chiede.
In una giornata di piccoli fallimenti, Hajime non dispera e, in vista della cena, volendo preparare degli hamburger per sua madre va in biblioteca a documentarsi, non avendo abilità culinarie.
Hajime si interroga su quale sia il suo talento, consapevole di non riuscire in nulla, leggermente triste, ma non per questo depresso e incapace di controllare i suoi sentimenti. Vorrebbe riuscire in qualcosa e non si rende conto dell’aiuto che dà agli altri e della gratitudine che provano nei suoi confronti.
Machida-kun no Sekai ha iniziato la sua pubblicazione nel luglio 2013 sulle pagine di Bessatsu Margaret ed è terminato nell’aprile 2018, per un totale di 7 volumi, toccando il cuore dei suoi lettori e della critica, tanto che nel 2015 ha vinto il premio New Face al Japan Media Arts Festival e l’anno successivo il New Creator Prize al Osamu Tezuka Cultural Prize.
Il manga di Yuki Andō è uno shōjo manga apparentemente banale, uno slice of life quieto, su cui c’è poco da discutere, ma quell’ordinarietà è narrata in modo squisitamente unico, rendendo ogni capitolo poetico e a suo modo toccante.
Il focus di Machida-kun no Sekai è osservare il suo protagonista, emozionandosi per la sua gentilezza, per come ha cura del prossimo, aspetti che rendono il manga insolito (poiché prendersi cura degli altri è un’attività quasi esclusivamente femminile, in Giappone), ma realistico dal disegno alle vicende.
Seppur privo di eventi e tematiche accattivanti, Yuki Andō è superba nel narrare il quotidiano, nel valorizzare piccoli gesti, nell’insinuarsi nelle insicurezze di un ragazzo che non comprende il proprio valore ma che è prezioso per il mondo.
Machida-kun no Sekai non è forse un titolo essenziale, non c’è nelle sue pagine un plot che lascia senza fiato e per quanto abbia ricevuto anche un adattamento live-action nel 2019, è una serie abbastanza fuori dalle discussioni fandomiche più entusiaste, eppure… slice of life onesti e profondi come Machida-kun no Sekai sono davvero pochi. Ogni tanto fare letture rilassanti e con buoni sentimenti è importante.

Umi ga Hashiru End Roll di John Tarachine

mangaUmiko Chino è una donna di sessantacinque anni, da poco diventata vedova.
Vorrebbe vedere un film in VHS ma si rende conto che il videoregistratore non va. Ricorda il primo appuntamento con il marito, in un cinema. Nostalgica, decide di andare a vedere un film dopo molti anni che non frequenta più le sale cinematografiche, scegliendo di vedere Die Max (parodia di Mad Max di George Miller, inserito per non avere problemi di plagio). Umiko si rende conto di come sono cambiati i cinema, ma non è cambiata una cosa che amava fare anche da giovane: osservare il pubblico.
Finito il film, fuori dalla sala incontra Kai, un giovane dall’aspetto androgino che Umiko scambierà per una ragazza. Kai si rivolge all’anziana dicendo che ha notato che guardava il pubblico, una cosa che piace fare anche a lui, studente universitario alla magistrale di cinematografia.
Umiko vorrebbe tornare a vedere film in casa e chiede al giovane se per caso si intende di videoregistratori. Dopo una breve riluttanza, Kai va a casa della donna, riuscendo a risolvere il problema e insieme guardano un classico: Il Vecchio e il Mare di John Sturges, con Spencer Tracy. A fine film Kai fa una proposta azzardata: chiede a Umiko se vuole girare un film con lui. L’invito diventa un sogno per Umiko, aprendo un nuovo capitolo della sua vita.
Umi ga Hashiru End Roll è stata una lettura colpo di fulmine. Ho approcciato a questo shōjo in quanto candidato ai Manga Taishō Awards di quest’anno (vinti da Darwin Jihen), ma avevo un certo scetticismo, immaginando di trovarmi davanti a qualcosa di molto simile a Metamorfosi (Metamorphose no Engawa) di Kaori Tsurutani. Sicuramente ci sono delle leggere somiglianze tra Metamorfosi e Umi ga Hashiru End Roll, ma appena iniziata la lettura ho dimenticato i miei dubbi perché a pagina tre ero già innamorata. Tavole dettagliatissime, emozioni dolci-amare legate a pensieri e azioni, subito si entra in empatia con Umiko, con la sua solitudine, con la silente frustrazione di non riuscire a vedere una VHS e di ricordare che era una cosa che faceva spesso con il marito, che il primo appuntamento avuto con lui fu in un cinema. La nostalgia e la malinconia non diventano però amare al punto di rendere il manga un’opera strappalacrime, si alternano piuttosto a momenti slice of life, alcuni comici, all’esplorazione di un presente che la nostra protagonista sembra aver ignorato per anni. Umi ga Hashiru End Roll diventa presto chiaro che è una storia che vuole omaggiare la vita, dove la nostra Umiko termina il suo lutto dandosi una possibilità, grazie a un giovane che vuole condividere la sua passione per il cinema con lei.
Non mi sorprende che Umi ga Hashiru End Roll abbia vinto quest’anno il premio come miglior manga secondo il pubblico femminile sulla rivista Kono Manga ga Sugoi! (mentre i lettori uomini hanno premiato Look Back di Tatsuki Fujimoto) e ricevuto molte attenzioni dalla critica, perché è una bella storia di speranza, vitale, per certi aspetti bizzarra.
John Tarachine (conosciutə anche come membro del circolo di dōjinshi yaoi Kotteri, con il quale ha pubblicato fanzine su Kuroko no Basket) ha iniziato la serializzazione del manga nell’ottobre 2020 sulle pagine di Mystery Bonita (Children of the Whales) e conta attualmente 2 volumi. La serie ha molto da offrire e potrebbe rivelarsi un’opera più lunga degli altri lavori di Tarachine e un po’ ci spero. Oltre a essere un’opera oggettivamente valida, Umi ga Hashiru End Roll è in questa lista perché ha toccato temi molto importanti per me, il cinema in primo luogo.
Ho trovato parte di me in Umiko quanto in Kai, ho visto il mio sogno adolescenziale diventare il loro e ogni citazione cinematografica, incluse le schede film a fine capitolo, sono qualcosa che mi scalda il cuore, mi esalta, perché il cinema fa parte della mia formazione ed è stato l’ambito in cui ho iniziato a lavorare. Ci sono altri manga che trattano di cinema in modi diversi (come All Rush! Eiga wo Tsukuru Monogatari e Blue Summer), manga molto belli, ma per ora l’emozione e l’entusiasmo donatomi da Umi ga Hashiru End Roll non è allo stesso livello degli altri titoli. E spero continui su questa strada.

Bakemono no Yawadukushi di Matsuri

mangaUn giovane vede tante farfalle circondarlo da parecchio tempo e pensa che i suoi compagni di scuola lo ignorino per la sua eccentricità. Le farfalle aumentano e si sente in pericolo a un certo punto, qualcosa lo sta seguendo, è terrorizzato ma arriva in uno strano posto, il Thundercloud Inn.
Il proprietario, uno strano ragazzo, promette che lo salverà se lo studente gli rivelerà un segreto. Lo studente non ha segreti, ma per il proprietario del Ryōkan i soldi non hanno alcun valore, dopotutto non è umano e le farfalle che lo hanno condotto lì sono un’entità che può assumere forma antropomorfa, al servizio del misterioso locandiere.
Quel luogo d’accoglienza non è per tutti, si è condotti ad esso se si necessita aiuto e, in cambio di un segreto, ci sarà l’aiuto sperato.
Il ragazzo che sostiene di non avere segreti sarà aiutato o sarà il misterioso locandiere a dargli un segreto da proteggere?
Bakemono no Yawadukushi, conosciuto anche come Phantom Tales of the Night, è la terza opera firmata da Matsuri, iniziata nel 2016 sulle pagine di Comic Gene (Kagerō Daze) e attualmente serializzata su Comic NewType (Metamorphose no Engawa). Questo shojō manga, arrivato al decimo volume, si presenta come un manga fortemente ispirato a XXXHolic delle Clamp, non solo come concept e intenzioni, ma anche negli aspetti grafici.
Non sono molto avvezza a leggere serie così spudoratamente ispirate ad altre, ma se l’inizio fa pensare quasi a un plagio, proprio alla fine del primo capitolo, il manga di Matsuri rivela la sua personalità.
Il compartimento grafico è stupendo, ricchissimo di dettagli, crea uno scenario onirico che conquista con un tratto morbido, trasportando il lettore tra pagine da fiaba che solo in un secondo momento rivelano la loro natura più oscura, crudele, dinamica, violenta a suo modo. I disegni sono sensibili all’interiorità dei personaggi, pronti ad evidenziare la natura ambigua dell’opera che non ha timore di rivelare il macabro e imporsi come storia horror.
Bakemono no Yawadukushi non è un titolo famoso ma appena si aprono le sue pagine, si viene trascinati dalla potenza della sua narrazione, dalla forza delle sue tavole e intrigati dai misteri dei suoi personaggi. L’ambientazione conquista, i personaggi intrigano, c’è sensualità (il cast principale e interamente al maschile, strizza l’occhio a un possibile sottotesto omoromantico), c’è il sovrannaturale e c’è l’orrore, ma… non ci sono nomi. Identità forti prive di nomi incuriosiscono, rimandando al venditore di medicine di Mononoke che sa imporsi in un contesto labile e surreale, senza legarsi alle convenzioni umane; una sfida narrativa forse per condurci nei meandri di una realtà sovrannaturale e indagare meglio sulla natura umana.
Non voglio dire molto su Bakemono no Yawadukushi perché l’horror senza twist e i misteri svelati uccidono la natura di opere simili, per tanto spero davvero che gli editori notino il grande valore artistico di questo manga che dal primo capitolo sa lasciare senza fiato, accendendo nel buio delle sue pagine un entusiasmo che opere popolari riescono a suscitare solo dopo diversi capitoli.

Basara di Yumi Tamura

mangaUna guerra mondiale ha portato distruzione e desertificazione nel mondo, ma non ha ancora estinto l’umanità che cerca di sopravvivere in uno scenario post-apocalittico. Il Giappone è stato diviso dal terribile imperatore Akuro in quattro province, affidate ai suoi quattro figli. Da allora si sogna la riunificazione del Paese, le ribellioni non sono mai cessate e i leader delle forze di resistenza hanno forgiato quattro spade che portano il nome delle Bestie Sacre Si Ling: Byakko, Suzaku, Seiryū and Genbu.
Quando nel villaggio di Byakko nascono due gemelli, Sarasa e Tatara, la speranza è più viva che mai. Secondo una profezia Tatara, il maschio, è predestinato a essere colui che riunificherà il Giappone e dall’adolescenza mostra di avere tutte le carte in regola per farlo, ma a seguito di un violento attacco dell’esercito dell’imperatore, Tatara muore decapitato.
La giovane Sarasa non solo ha perso suo fratello, sente la responsabilità di non uccidere le speranze del popolo e combattere, così decide di prendere l’identità di Tatara, ponendo fine alla sua vita di donna. Riuscire nella sua impresa non sarà facile, ha bisogno di supporto, di creare strategie militari, di combattere e anche di celare i sentimenti che inizia a provare per il misterioso Shuri.
Basara di Yumi Tamura è un caposaldo della storia degli shōjo manga, pubblicato sulle pagine di Bessatsu Shōjo Comic (Banana Fish; Elettroshock Daisy; Bokura ga Ita) nell’agosto del 1990, fu insignito del premio come miglior shōjo agli Shogakukan Manga Award nel 1992 e arrivò alla sua conclusione solo nel maggio 1998. L’opera fu raccolta in 27 volumi (successivamente la versione bunkoban ne conterà 15) ed è stata una delle opere più importanti degli anni Novanta, pur portando stile e tematiche care agli anni Ottanta.
In Italia Basara e la sua autrice sono sconosciute, anche se qualcuno conoscerà l’anime 7SEEDS (2019) prodotto da Netflix, il quale è un adattamento dell’omonimo manga di Yumi Tamura. Cercare di capire ad oggi perché un’opera così importante non ha mai suscitato l’interesse dei nostri editori è un mistero, senza Basara probabilmente non avremmo mai letto manga come Fushigi Yûgi di Yū Watase o Akatsuki no Yona di Mizuho Kusanagi che in modo più o meno esplicito e consapevole, s’ispirano al manga di Tamura. Riconosco che nel 2022 il solo visionare le tavole di Basara è poco stimolante, ma la complessità della storia, la personalità di un cast molto ricco, la curata costruzione del world building e gli aspetti psicologici di un’eroina che un po’ ricorda Oscar François de Jarjayes (in un mondo non troppo differente da quello di Hokuto no Ken) vincono sugli aspetti artistici legati alla loro epoca.
Molte opere datate, lontane dal gusto contemporaneo, si stanno affacciando sulla nostra editoria, soprattutto perché c’è consapevolezza ad oggi che i manga sono arte, pezzi di storia del Giappone contemporaneo, del nostro tempo e, in alcuni casi, muri portanti della storia del fumetto mondiale. Spero che i nostri editori prima o poi comprendano il valore di Basara e pongano rimedio alla mancanza di un grande titolo.


Anche questa wishread è arrivata al termine con cinque manga che spero attireranno l’attenzione di chi non li conosce.
Ho impiegato un po’ per scrivere l’articolo perché mi sono messa in pausa in attesa degli annunci del Comicon di Napoli che ha portato titoli molto interessanti. Alcuni erano dalle mie wishlist, ma non in materia shōjo manga.
Concluso con le domande di rito: conoscete questi manga che ho messo in lista? Li avete letti? Vi sono piaciuti? Quali sarebbero state le vostre cinque proposte?
Attendo con curiosità e raccomando la condivisione dell’articolo per raggiungere il suo fine.