In Manga

Wishread: 5 shōnen manga che vorrei pubblicati in Italia – Prima Parte

Siamo in piena primavera, in un anno ricco di prospettive e cambiamenti, in un periodo in cui l’editoria manga è tra i settori più in crescita. Nonostante i prezzi aumentino, dobbiamo ammettere che tutti gli editori ci stanno coccolando e sorprendendo con continui annunci e novità, mettendo in crisi i nostri portafogli.
Più viene pubblicato e più siamo affamati di novità, siamo tra i paesi con il maggior numero di manga tradotti ma più leggiamo, più abbiamo bisogno di nuove letture, è una vera dipendenza.
Siamo fortunati ad avere editori che si prendono il rischio di pubblicare titoli datati, riedizioni e manga da poco usciti in Giappone.
Da lettrice onnivora, tuttavia, la mia wishlist di letture non si riduce mai, anzi, c’è periodicamente più di una nuova aggiunta. Pensando a quella mostruosa wishlist manga, ho deciso di scrivere una serie di articoli che contengano alcuni titoli che spero di leggere, facendo una cernita (non sempre facile) di cinque titoli per categorie editoriali (vale a dire, shōnen, shōjo, seinen, josei e boy’s love).
Questo primo articolo è dedicato agli shōnen manga, tipologia con cui sono sempre in conflitto, dove ho trovato grandi emozioni e grandi delusioni. Nonostante dica spesso: “questo è l’ultimo shōnen che compro”, alla fine tra tanti titoli che detesto, trovo sempre quel manga che fa la differenza e mi entra nel cuore.

Daiya no Ace di Yuuji Terajima

Ace of DiamondEijun Sawamura è un ragazzino di provincia che si diverte a giocare con i suoi amici a baseball. Un giorno, una talent scout di una famosa scuola privata di Tokyo, la Seido, nota del potenziale da lanciatore (pitcher) nel ragazzino e lo invita a far visita alla loro scuola.
Eijun non ha la minima intenzione di trasferirsi in città, lui vuole giocare con i suoi amici di sempre, ma nella visita alla Seido incontra il ricevitore (catcher) della squadra: Kazuya Miyuki.
Al ritorno da Tokyo, Eijun non riesce che a pensare alla batteria formata con Miyuki, al rumore della palla contro il suo guanto, al modo in cui riusciva a a farlo lanciare. Miyuki ha solo un anno più di lui, eppure si trovano le sue foto sulle riviste di baseball, è una promessa del baseball giapponese e molti lo tengono d’occhio. Incapace di togliersi questo pensiero ossessivo, triste nel lasciare gli amici d’infanzia, Eijun decide di accettare la borsa di studio, trasferirsi a Tokyo, e abbracciare un nuovo sogno: diventare Ace della Seido, vale a dire primo lanciatore della squadra.
I sogni di Eijun tuttavia s’infrangono dal primo giorno: la Seido conta un centinaio di atleti iscritti al club di baseball, gli allenamenti sono durissimi, i suoi compagni di dormitorio poco amichevoli e Miyuki Kazuya ha un pessimo carattere e ama prendersi gioco degli altri, incluso lui.
Eijun risulta a tutti un provinciale inetto e maleducato, urla frasi sconclusionate e non sa stare al suo posto, vuole giocare ma non conosce regole e termini tecnici, non è interessato a seguire e supportare le partite dei senpai, la sua arroganza è intollerabile al coach e agli altri giocatori. Se Eijun vuole giocare a baseball e avere delle possibilità deve cambiare per poter stare sul diamante e lanciare contro il guantone di Miyuki senpai.
Daiya no Ace, conosciuto anche come Ace of Diamond, è un manga composto da 47 volumi e un sequel, Daiya no Ace Act II tuttora in corso sulle pagine di Weekly Shōnen Magazine (Tokyo Revengers; Fairy Tail; Seven Deadly Sins). L’opera di Yuuji Terajima è tra le serie spokon più amate, ispirata a Touch di Mitsuru Adachi, è una vera e propria opera d’amore per il baseball.
La batteria, la coppia formata da pitcher e catcher, è il cuore del baseball e Terajima, con la formula di uno shōjo manga, racconta le difficoltà, le sfide, gli ostacoli che vanno affrontate per coronare un sogno d’amore, l’amore per il baseball, ovviamente. Eijun e Miyuki sono personaggi completamente opposti, litigano, si prendono in giro, non si capiscono, eppure la loro batteria – nelle sue imperfezioni – è il loro gioco ideale, il baseball giocato con l’altro è ineguagliabile rispetto ad altri compagni più adatti e più talentuosi. La loro batteria è vissuta quasi come una storia d’amore clandestina, perché troppe sono le difficoltà per stare insieme sul diamante, ma ogni incontro è indimenticabile.
Daiya no Ace è un manga che parla più di sconfitte che di vittorie, parla delle difficoltà del comunicare, parla di sogni, di speranze, di delusioni, di un tempo che mai potrà esser recuperato. Diversamente da molti shōnen, in Daiya no Ace non vince chi più s’impegna ma chi è semplicemente più bravo, a prescindere dall’impegno.
Il cast è variegato e ricchissimo, ognuno riesce a entrare nel cuore del lettore grazie alla sua forte identità; non esistono buoni, non esistono cattivi, non ci sono look eccentrici per evidenziare personaggi particolari, non ci sono retroscena torbidi o slice of life spensierato: Daiya no Ace è semplicemente una storia di ragazzi che amano il baseball e vogliono giocare a baseball, una storia realistica, che mai si appoggia su espedienti narrativi assurdi e di convenienza.
Ho letto il manga, ho seguito l’anime di Daiya no Ace e mai avrei pensato di ritrovarmi ad occhi umidi nel seguire una partita di baseball.
Tra i manga sportivi, solo Slam Dunk era riuscito a emozionarmi tanto, ma alla fine Daiya no Ace è riuscito a superare quell’amore immenso, antico, solidissimo che provavo per l’opera di Takehiko Inoue. Non è stato un innamoramento immediato, c’è voluto tempo, soprattutto per riuscire a tollerare un protagonista come Eijun. Terajima però ha un talento innato nel far crescere i personaggi, le aspettative, le emozioni, riuscendo a far trasmettere anche l’amore per uno sport da noi misconosciuto.
Spero che un giorno gli editori si rendano conto di quanto popolare sia questa serie, non solo perché parla dello sport preferito dai giapponesi, ma per come ne parla, per i suoi personaggi, per le tavole fantastiche, perché a creare questo manga è un autore che il baseball l’ha praticato e lo ama. Non per niente il manga ha vinto come miglior shōnen allo Shogakukan Manga Award (2006) e al Kodansha Manga Award (2010).

Tōmei Ningen no Hone di Jun Ogino

The Bones of an Invisible PersonAya Kinomiya è un’adolescente che sembra avere una vita estremamente ordinaria e felice con la sua amorevole famiglia. Tuttavia le apparenze ingannano, dietro quella facciata di sorrisi e serenità, si nasconde una situazione familiare davvero critica. Suo padre è un uomo violento che ha instaurato in casa un clima di terrore: urla, rimprovera per qualsiasi cosa non vada incontro ai suoi gusti e picchia regolarmente la moglie. In questo clima di abusi Aya non sa cosa fare, vorrebbe solo scomparire, non può neanche contare sul fratello che pur di vivere una vita serena, ignora e lascia correre gli abusi alle donne di casa.
Un giorno, durante una lite particolarmente violenta, Aya desidera di scomparire tanto al punto di riuscirci. Diventata invisibile, si sente sollevata, finché non prenderà una decisione che cambierà per sempre la sua vita.
Tōmei Ningen no Hone, conosciuto anche come The Bones of an Invisible Person, viene serializzato dal 2017 al 2018 su Shōnen Jump+ (Kaiju 8; Spy x Family) e raccolto in quattro volumi.
Il breve shōnen di Jun Ogino è uno di quei titoli insoliti (come My Capricorn Friend e Soloist in a Cage) per la rivista di Shueisha. I contenuti sono forti, le tavole minimaliste e algide, ma aiutano il lettore a connettersi facilmente con lo stato d’animo della protagonista.
Il tema degli abusi domestici non solo è attualissimo e merita visibilità per una riflessione collettiva più profonda, ma è anche trattato in modo estremamente rispettoso, affatto banalizzato, nonostante la componente sovrannaturale. L’aspetto più magico dell’opera non conferisce leggerezza o soluzioni felici, piuttosto va a complicare la vita della protagonista, assumendo toni molto dark e, non per niente, il colore nero e le ombre sono abbondanti nelle tavole.
Tōmei Ningen no Hone è purtroppo un titolo poco conosciuto e per questo sottostimato, ma lo vedrei bene raccolto in un cofanetto, pronto a giocare il ruolo del mattone che – col suo peso – può colpire e far male.

Kono Oto Tomare di Amyū

Il koto è uno strumento musicale dell’Epoca Nara, costituito da tredici corde, appartiene alla famiglia delle cetre. Nella scuola superiore Tokise della prefettura di Kanagawa, Takezo Kurata rimane l’unico membro del club di koto dopo il diploma dei senpai. Lo strumento non è di molto interesse tra i giovani, ma Takezo non demorde e si muove alla ricerca di altri membri per non permettere al club di esser chiuso.
A complicare le cose, si aggiungono dei bulli che occupano l’aula del club, una situazione che porta Takezo all’incontro con Chika Kudo.
Chika ha una pessima reputazione a scuola, tuttavia dietro la sua facciata aggressiva c’è un ragazzo alla ricerca di se stesso, che ha scelto di iscriversi alla Tokise proprio per entrare nel club di koto. Il nonno fu un membro fondatore del club di koto della scuola Tokise, divenne un artigiano di koto e cercò di trasmettere la passione al nipote, ma vedendo Chika crescere come un teppista si è spento credendo che il nipote mai avrebbe compreso la profondità di quella musica. Chika ora vorrebbe dimostrare in memoria del nonno che lo ha ascoltato e vuole cambiare.
Nonostante le voci che precedono la fama di Chika, Takezo accetta l’iscrizione e, poco dopo, al club si unisce una talentuosa musicista di koto, Satowa Hozuki.
Con tre membri il club sembra esser salvo, ma per il presidente del consiglio studentesco non è abbastanza: la pessima reputazione di Chika non è una garanzia, dovrebbero esserci altri membri per rendere il club effettivo e i tre ragazzi non si danno vinti.
Kono Oto Tomare! (Stop this Sound!) di Amyū, inizia la sua serializzazione nell’agosto 2012 sulla pagine di Jump SQ (Seraph of the End; Blue Exorcist), dove è diventato uno dei titoli di punta, particolarmente apprezzato anche grazie all’adattamento anime da parte di Platinum Vision. Ad oggi il manga conta 26 volumi e si aspetta un annuncio della terza stagione dell’anime, visto il successo ottenuto dalle precedenti stagioni.
Tradizione, contemporaneità, club scolastici, passioni artistiche e umane, momenti comici e serie, un cast vario e con background ben strutturati, Kono Oto Tomare! è un titolo che sa offrire tanto, facile da accostare inizialmente al josei manga Chihayafuru, ma che si differenzia anche molto da esso.
Pochi sono i manga in Italia che parlano delle arti e delle tradizioni giapponesi, gran pecca per chi ha una passione sincera per il Giappone che titoli simili possono ampliare, senza per questo essere pesanti.
Vista la popolarità della serie, attendevo una pubblicazione italiana ben fiduciosa o, se non su Kono Oto Tomare! mi aspettavo la pubblicazione di un altro shōnen manga a cui l’opera di Amyū è spesso accostata: Mashiro no Oto (Those Snow White Notes) di Marimo Ragawa. L’opera di Ragawa, pubblicata sul mensile di Shōnen Magazine, ha personaggi più adulti ed è incentrata su un musicista di shamisen; potrebbe aver ispirato Kono Oto Tomare!, avendo debuttato due anni prima (ora conta 29 volumi).
Onestamente, non entrerei in un braccio di ferro tra opere diverse, anzi, da nippofila mi piacerebbe fossero pubblicate entrambe, nonostante ammetto che il mio desiderio di leggere Kono Oto Tomare! sia molto forte, in particolare perché la forte identità del manga di Amyū, ha un forte supporto tra i lettori, anche oltre i confini giapponesi.

Tenju no Kuni di Ichimon Izumi

Tenju no KuniKhang Shiva è un tredicenne del Diciottesimo secolo, che vive in un piccolo villaggio tra le montagne del Tibet.
Suo padre è il medico del villaggio e Kang un giorno erediterà il suo ruolo, per ora è solo un apprendista, ma con la sua passione per le erbe sembra essere sulla strada giusta.
Kang ha sempre la testa tra le nuvole, ma mai l’ha sfiorato il pensiero di sposarsi, anche se ormai ha l’età giusta. Poco tempo dopo la sua famiglia ospita una bella ragazza, Mosh Rati, venuta da un paese lontano. Kang è conquistato dalla bellezza della giovane straniera e quando scopre che la famiglia ha arrangiato un matrimonio tra i due giovani, il ragazzo si sente incredibilmente fortunato. Il matrimonio non sarà un punto d’arrivo, ma un inizio per la vita da adulto per il futuro medico del villaggio.
Tenju no Kuni, conosciuto anche come Blissful Land, è un manga storico in cinque volumi che richiama un po’ le atmosfere e la storia de I Giorni della Sposa di Kaoru Mori, ma da una prospettiva maschile.
Lo shōnen manga di Ichimon Izumi è stato pubblicato dall’ottobre 2017 all’ottobre 2019 sulle pagine di Bessatsu Shōnen Magazine (L’Attacco dei Giganti; I Fiori del Male) ed è l’opera prima dell’autore. Un’opera d’esordio peculiare e affatto acerba, in cui c’è cura in tavole dettagliatissime e nella cultura tibetana dell’epoca, senza la pesantezza di un’opera imprigionata al contesto di appartenenza. Tenju no Kuni è una storia di formazione, di scoperte, di novità, di sfide, che alterna slice of life a momenti di sentimentali che vanno al di là del tempo e della locazione geografica.
Banalmente, la prima cosa che colpisce di questo manga sono i disegni ricchi di particolari, di oggetti e costumi tradizionali, oltre che di scenografie mozzafiato. Con un tratto così bello ed espressivo, il plot potrebbe anche venire meno, invece Ichimon Izumi riesce a creare una storia semplice ma accattivante, realistica e caratterizzata da tanti momenti teneri che vedono protagonista la giovane coppia.
Adoro i manga storici e che trattano di culture altre, i cataloghi dei nostri editori hanno fortunatamente un certo interesse per questo tipo di storie, per cui vorrei sperare la loro attenzione possa raggiungere Tenju no Kuni, che anche se non gode di grande popolarità e non è un fumetto mainstream, ha guadagnato responsi entusiasti da quel pubblico che l’ha letto.

Koi to Uso di Musawo Tsumugi

Love and LiesYukari Nejima è un ragazzo ordinario che dalle scuole elementari è innamorato di Misaki Takasaki.
Prima di compiere sedici anni, ha deciso di dichiararsi alla ragazza e liberarsi da questo peso e quando trova il coraggio, scopre che Misaki ricambia i suoi sentimenti. Tutto sembrerebbe l’inizio di una bella storia d’amore, ma nel giorno del compleanno del ragazzo, gli viene comunicato che è stata scelta una moglie per lui.
La storia di Koi to Uso è ambientata in un Giappone distopico, dove da quarant’anni, mediante ricerche molto accurate, lo Stato trova il partner ideale e a sedici anni assegna ad ogni giapponese la persona da sposare. In questo modo s’impediscono crolli demografici e la fatica di trovare la persona adatta, una soluzione che potrebbe sembrare anche conveniente, se non fosse che innamorarsi spontaneamente e trasgredire al sistema è severamente vietato.
Yukari incontra la sua futura sposa come di dovere, la bella Ririna Sanada, poco entusiasta anche lei all’idea di sposarsi. Ririna scopre che Yukari e Misaki si piacciono e, intrigata dall’idea dell’amore e non avendo mai avuto amici, cerca di diventare amica di Misaki e la incoraggia nella storia d’amore con Yukari, di cui vuole esser testimone oltre che supporter.
Nel frattempo, a scuola, il popolare Yūsuke Nisaka ha creato un’aura di mistero intorno a lui, non si sa se ha già una partner assegnata essendo un tipo introverso e con pochi amici, ma è particolarmente gentile con Yukari, il suo amico più stretto probabilmente. Yukari non ha mai indagato sulla vita privata di Yūsuke, ma inizia a pensare che tra l’amico e l’amata Misaki possa esserci qualcosa, che sia lei la sua futura sposa? Forse c’è dell’altro che Yukari non riesce neanche ad immaginare? Yukari dovrebbe forse lasciar perdere Misaki e credere in quello che è chiamato “il filo rosso della scienza”?
Conosciuto anche come Love and Lies, il manga di Musawo Tsumugi è stato pubblicato sulle pagine di MangaBox (Sky Violation) e conta un totale di 12 volumi. Il manga ha avuto un adattamento animato parziale nel 2017 ad opera di LIDENSFILM che pur dando visibilità al titolo, ha ottenuto un indice di gradimento basso.
Koi to Uso è spesso associato a manga come Kuzu no Honkai Domestic Girlfriend, ma non possiede le caratteristiche ecchi degli altri due, quanto si allontana dal carattere dinamico e più comico di Nisekoi, altro titolo a cui spesso è accostato. Nonostante il tema romantico sia l’elemento portante dell’opera, l’obiettivo, il problema e l’oggetto di riflessione principale; tra scene da batticuore, imbarazzi verginali e segreti, Koi to Uso riesce ad emozionare con il tema dell’amicizia. Il poligono sentimentale complesso che si crea tra i personaggi è originale, diverso da tanti triangoli amorosi proposti, la distopia creata è interessante ed è bello il modo in cui contempla e include una panoramica sentimentale tanto diversificata.
Ho visto l’anime e letto qualche capitolo del manga (e cercato qualche spoiler, lo ammetto), ho sospeso la lettura nella speranza che arrivasse da noi e mi sorprende che ancora non ci sia stato alcun annuncio. Koi to Uso non è un titolo di grossa popolarità, ma ha saputo far discutere, suscitato stupore, in un disaccordo armonico; sarebbe alquanto strano dopotutto se un titolo controverso non generasse pareri discordanti.
In Koi to Uso ci sono percorsi narrativi prevedibili e buoni sentimenti, ma rimane uno shōnen manga originale su diversi fronti, capace di scelte coraggiose, percorsi critici, risvolti realistici e inclusività, ricordando che l’embrione di ogni sentimento romantico risiede nell’amicizia.


Questi sono i cinque shōnen manga selezionati dalla mia lunga wishlist.
Ho escluso titoli di recentissima uscita come Yomi no Tsugai di Hiromu Arakawa di cui ancora non è uscito il primo volume, ma quanto sarà fatto, senza ombra di dubbio sarà pubblicato anche da noi.
Ed ho escluso, con una certa amarezza, manga dal futuro incerto come Ballroom e Yōkoso, in quanto non si sa se le condizioni di salute di Tomo Takeuchi, porteranno a compimento l’opera.
Ho preferito inserire nella lista quei manga che potrebbero avere qualche speranza, nel caso quest’articolo cada sotto gli occhi di qualche editore e dia una possibilità a una di queste opere.
Se dopo dieci anni in cui chiedevo agli editori di valutare di portare in Italia Kaze to Ki no Uta (Il Poema del Vento e degli Alberi) sono stata accontentata nel migliore dei modi, non perdo le speranze per altri manga.
A presto arriverà la lista di shōjo, seinen, josei e boy’s love, nel mentre cosa ne pensate? Quali sono i titoli shōnen manga che vorreste pubblicati nel nostro Paese?