In Challenge/ Diario

#30DaysOfMe – Giorno 9: Fantasia

Challenge: 30 giorni, 30 opere che mi definiscono.
Credits by @Erikaruna.

FangirlinkCredo sarebbe intellettualmente disonesto affermare di non esser mai stata innamorata di nessuna opera Walt Disney Pictures.
Onestamente, non sono una fan Disney, è un complesso immaginario ideologico che potrei sintetizzare con l’espressione “it’s not my thing” soprattutto se legato al mondo di Mickey Mouse, Donald Duck e compagni; oltre a ciò non nasconderò il disprezzo che nutro per ciò che è venuto fuori negli ultimi anni dall’impero Disney, ma tornando indietro nel tempo c’è bellezza, c’è la nascita di una delle arti che più amo al mondo e provo profonda gratitudine per questo verso Walt Disney e i suoi animatori.
Il caro vecchio Walt sicuramente non corrispondeva all’immagine proposta da Tom Hanks in Saving Mr.Banks, ma non sta a me giudicare chi fosse. Sicuramente si identificava come un uomo del suo tempo e con gli errori e i pregiudizi del suo tempo; che suo fratello avesse stretto accordi con il Terzo Reich per la proiezione dei loro film in Germania, o che lo stesso Walt avesse avuto qualche (possibile) lite con Friz Freleng (ebreo) durante o dopo l’uscita di quest’ultimo dagli Studios Disney o, ancora, che abbia urlato qualche imprecazione contro i rivali fratelli Warner (di origine ebraica), sono lontani dal fare di Disney un antisemita, razzista, simpatizzante del nazionalsocialismo. Fondare un odio per la sua persona e svalorizzare il lavoro di una vita su queste informazioni parziali, decontestualizzate e ingigantite è ridicolo, e non voglio identificarmi come una detrattrice di un’intera azienda Disney accostandomi a ciò, preferisco dire piuttosto che i contenuti delle opere Disney fossero per me deboli e scontati a differenza della forza espressiva della tecnica.
Che la mia scelta per la challange ricada sul capolavoro del 1940, Fantasia, vuole confermare il mio pensiero.
Fantasia è tutt’oggi un prodotto atipico nella storia dell’animazione, un tributo di immagini e musica che non è interessato e finalizzato al raccontare una storia, piuttosto usa delle storie, degli immaginari, per mostrare tutta la bellezza e la grandiosità dell’animazione.
Mi sono innamorata della musica classica con Fantasia e pensare che quelle composizioni avessero ispirato tali scenari era semplicemente magnifico. Da un’idea generale la musica, attraverso quei corti, aveva una sua espressione, l’animazione era la sua forma, il suo corpo, la sua immagine. Dopotutto – per anni – l’animazione aveva avuto un’anima grazie alla musica: Silly Simphony, Merrie Melodies, Looney Tunes, Happy Harmonies, Swig Symphony e molti altri trovavano la loro raison d’être nel connubio tra musica e animazione. Un animatore perfetto era considerato colui che riusciva a sincronizzare perfettamente i tempi musicali con l’azione animata e, secondo una parte della critica, il più talentuoso animatore – in retrospettiva –  fu Friz Freleng. Nonostante ciò, devo mettere da parte la mia adorazione per Freleng e riconoscere che Fantasia fu probabilmente la più grande – e riuscita – prova di sincronizzazione animata e musicale. Furono infatti messi al lavoro i migliori talenti della Disney. Peccato che quando uscì, Fantasia si rivelò essere il film che portò quasi al fallimento l’azienda (salvata l’anno successivo da Dumbo).
Guardando un film del genere da bambina queste riflessioni tecniche di certo non venivano fuori, ma una meraviglia simile data proprio dalla tecnica veniva suscitata, perché era proprio quella resa perfetta a incantare. Nessun plot, nessun dialogo, solo il piacere stesso di un’esperienza estetica animata mi metteva di buon umore, anche se ci sono dei cortometraggi che mi suscitarono forti animazioni, andando oltre all’incanto estetico. Vedendo poi il film nel tempo, crescendo, le riflessioni sull’opera si amplificarono e – credo – seminarono qualcosa che tutt’oggi fa parte della mia sensibilità artistica.
fangirlinkLa Sagra della Primavera di Igor Stravinskij, con la regia di John Hubley (che avrebbe nove anni dopo creato Mr. Magoo), è sicuramente il corto che all’interno del film mi ha più emozionata: ero nell’età dell’amore per i dinosauri e quella sorta di sintesi della nascita della Terra, il viaggio tra eoni dal Big Bang all’estinzione dei dinosauri, era qualcosa di terrificante e meraviglioso. La potenza di quel corto (e della musica) mi ha dato presto l’idea di quanto noi esseri umani siamo insignificanti nel nostro stesso pianeta e nel suo scorrere del tempo. Certo, può sembrare una concezione terribilmente negativa e sbagliata per una bambina davvero piccola, ma se c’era dell’angoscia essa era anche placata da un grande senso di gratitudine. Così piccoli, insignificanti, noi umani riusciamo a fare cose grandiose, il nostro estro – il nostro ego – come quello di chi aveva creato quel film, mi risultava direttamente proporzionale alle dimensioni della vita sulla Terra.
La partitura di Stravinskij (il quale detestò l’arrangiamento del maestro Leopold Stokowski) si suddivideva in due parti titolate L’adorazione della Terra e Il Sacrificio, concetti che le sequenze animate riuscivano perfettamente ad esprimere e non banalmente, tanto che persino una bambina poteva capire le due tematiche che nel loro contrapporsi creavano uno straordinario equilibrio, quasi un’illuminazione zen.
Filosofia ed emozione a parte, mi sento in dovere di parlare di una delle scene più importanti e belle della storia dell’animazione contenuta proprio in questo corto: lo scontro tra il tirannosauro e lo stegosauro. Il pathos di quella scena, la tensione, l’angoscia e l’infelice conclusione sono emozioni e immagini che ho ancora ben vivide nella mente. Wolfgang Reitherman animò quella sequenza e per me è importante citarlo perché penso fosse il più talentuoso animatore e regista della Disney. Gran parte delle emozioni provate nei lungometraggi della casa sono per me venute da lui, non citarlo sarebbe tacere su qualcosa d’importante nel giorno che ho deciso di dedicare alla Disney.

Facendo un salto di storytelling importante, con Ludwig Van Beethoven e la sua Pastorale (Sinfonia n. 6) gli scenari più cupi si diradano, portando in un mondo incantevole che fu iniziatico per me, spingendomi all’interesse per la mitologia e più precisamente a quella Greca.
La presenza di Unicorni e Pegaso (e famiglia al seguito) è un trionfo di gioia che ancora oggi manifesto con sentito disagio verso queste creature. Temo proprio che parte del mio amore sia nato proprio da questa sequenza di Fantasia diretta da Ward Kimball e in cui figura il tocco di Art Babbitt (altro pilastro dell’animazione americana e vincitore di premi Oscar) che si occupò della parte di Zeus e Efesto, l’aspetto drammatico del corto.

fangirlinkPer finire, la terza sequenza animata che mi ha segnato in Fantasia, fu diretta da Wilfred Jackson (creatore di quel capolavoro che è The old mill) ed è Una notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij.
Per un bambina dell’asilo vedere quella parte è terribile, un trauma che fa rabbrividire e toglie il sonno. Ogni volta che lo guardavo prendevo il telecomando e mandavo avanti il nastro della VHS, incapace di reggere quella visione infernale. Cresciuta di qualche anno provai a rivederla ma l’effetto terrore non era minore. Solo la sequenza de l’Ave Maria di  Franz Schubert poteva mitigare quella paura; in quanto cresciuta in un ambiente cattolico, pian piano quella parte esorcizzò ogni mio timore, divenne un piacere da guardare, tanto che l’horror divenne un genere che iniziai a vedere con piacere (e ad oggi è uno dei miei preferiti).
In quella sequenza sacra, ci furono ispirazioni ad alcuni dei più grandi artisti della storia: Caspar David Friedrich, Hokusai e Hiroshige. Se si è un critico o appassionato d’arte pittorica quegli scenari diventano riferimenti chiari; io non fingerò di essere ciò che non sono, queste informazioni le ho apprese solo leggendo articoli informativi su Fantasia ma mi chiedo se sia un caso che ami i tre artisti, in particolare Friederich che è il mio pittore preferito. I suoi “paesaggi dell’anima” mi fanno sempre stare bene, il suo immaginario è uno di quelli in cui vorrei esser trasportata, e viverlo nel suo splendore. Credo che ogni capolavoro artistico susciti sensazioni simili.
Non so se il mio amore per Friederich possa esser stato influenzato da Fantasia, ma sicuramente ritrovare – con coscienza – la sua arte in un simile capolavoro d’animazione, diventa un’esperienza commovente e che mi rende conscia di come l’arte possa aprire sentieri diversi per l’essere umano, invitando in percorsi difficili, quanto meravigliosi, persino salvifici.
Nella sua complessità l’arte – e un lavoro del calibro di Fantasia – sintetizza e reinterpreta la vita, diventando un invito e una sfida come il Conosci te stesso sul tempio di Apollo a Delfi, un’esperienza che varia di età in età, di ottica in ottica, che è bello scomporre ricercandone gli elementi fondanti o dei simboli che possono aver avuto una qualche influenza subliminale.