In Challenge/ Diario

#30DaysOfMe – Giorno 11: Angel Sanctuary

Challenge: 30 giorni, 30 opere che mi definiscono.
Credits by @Erikaruna.

QUESTO POST CONTIENE SPOILER PESANTI!

fangirlinkNon poche sono state le opere che mi hanno spinto verso l’adolescenza e una visione del mondo da un’altra ottica, più matura, consapevole. Da Neon Genesis Evangelion a Saiyuki, da Video Girl Ai a G.T.O., sono tanti i manga e gli anime dai temi adulti che hanno a poco a poco messo all’angolo la mia infanzia con le sue ingenuità. Saiyuki, forse, più di qualsiasi opera è stata una pietra miliare per la mia crescita personale, ma Kaori Yuki – con Angel Sanctuary in particolare – ha colpito la mia innocenza e ha coltivato in me un amore per le diversità diventato importante nella mia vita.
Come per le altre opere di cui ho parlato, ho approcciato a Angel Sanctuary nella preadolescenza e mi ha accompagnato per un lungo periodo. L’ho raccontato già, ma venivo da un ambiente cattolico, l’idea di leggere di angeli incarnati e di una storia d’amore di quelle belle sofferte mi aveva incuriosita, avevo inoltre già letto qualche volume delle storie del Conte Cain della Yuki e il suo tratto mi piaceva molto.
Così, Angel Sanctuary fu un colpo di fulmine dalla prima pagina, ricordo ancora che ero in  macchina e non resistevo nel rimandare la lettura, incantata da narrazione e disegni. Poi il fatto compiuto, l’amore sofferto che si presenta: quello di Setsuna per sua sorella. Oh.
Non ero scandalizzata, ma sorpresa e curiosa: si poteva fare? Era legale? Era una sorta di malattia?
Era la prima volta che la parola “incesto” si affacciava sulla mia vita, sono figlia unica quindi non riuscivo a immaginare un rapporto simile tra fratello e sorella, non riuscivo a capire come potesse esser vissuto o sentito, ma mi piaceva molto la storia tra Setsuna e Sara e non mi importava nulla. Desideravo vedere coronato il sogno romantico dei due e pensavo – speravo – che quest’avventura potesse concludersi felicemente con il terzo/quarto volume, quello della loro fuga. Fu uno shock vedere Sara morire, mentre Setsuna realizzava che tutte quelle strane chiacchiere riguardo l’essere il Salvatore e la reincarnazione di un angelo erano vere.
La discesa infernale di stampo dantesco la trovai sublime nell’intenzione, anche se era proprio lì che la storia si complicava, portando alla luce personaggi fino a poco prima negativi (Yue Kato, per dirne uno) e dando una visione dei demoni molto umana, raccontando vicende di angeli crudeli. Davanti a una storia simile non si riesce davvero a rimanere indifferenti, eppure… Setsuna era chiaramente disinteressato riguardo ogni cosa che lo circondasse.
Gli eroi che si sacrificano volendo fare la cosa giusta piacciono a tutti, trovarsi un antieroe davanti che dice chiaro e tondo che non gli importa dell’Apocalisse e dell’umanità è strano, cosa che pungeva ancora di più il mio lato cristiano, soprattutto perché Setsuna rappresentava l’anticristo e, in quanto tale, era considerato il Salvatore. Un vero controsenso! Nonostante tutto però, non riuscivo a non farmi piacere Setsuna: era invischiato in una storia con problematiche più grandi di lui e dell’Alexiel che era stato, come si poteva pretendere da un sedicenne di essere adeguato al suo dovere? Mi commuoveva il fatto che Setsuna, qualsiasi cosa facesse, ricordasse agli altri con dolore che lui aveva un solo desiderio: voleva solo stare con Sara ed esser lasciato in pace.
La storia d’amore per quanto mi fosse cara, andando avanti passò in secondo piano al fronte di un panorama di personaggi straordinari, con storie bellissime, psicologie complicate, giochi di potere e vendette che farebbero impallidire George R. R. Martin. Tematiche importanti, storie crudeli, svolte ingiuste mi hanno conquistata, in particolare un posto speciale lo hanno per me due personaggi (con il loro arco narrativo): gli angeli Zafkiel e Rasiel.fangirlink
Come ho detto la lettura dell’intero manga durò un bel po’, c’erano tanti personaggi e inizialmente non feci molta attenzione a diversi personaggi, per cui fraintesi il sesso di Rasiel, scambiandolo per una ragazza.
Poco mi importava di quella che credevo un personaggio del tutto secondario, piuttosto ero molto presa da Zafkiel per quello che riusciva a fare nonostante la sua cecità, perché aveva salvato Setsuna dal suicidio e soprattutto mi piacque i suoi modi di fare (anche l’aspetto conta, ma solo più tardi quella caratteristica mi conquistò). Con l’evolversi della storia il rapporto tra Zafkiel e Rasiel mi piacque sempre più, prestai attenzione a Rasiel che era l’unico personaggio positivo e puro all’interno della storia. Iniziai lo shipping della coppia, ma resa conto che Rasiel era un maschietto mi posi il “problema”. Aveva senso shippare due maschi? Mi piaceva quel tipo di rapporto? Non collegavo ancora al concetto di shipping a quello della sessualità (di omosessualità, in questo caso) tra personaggi, ma postami l’interrogativo la risposta fu la stessa che per Setsuna e Sara: mi piacciono, chissene frega cosa sono!
Ben presto avrei ricercato coppie omosessuali anche altrove.
La fangirl che era in me era venuta alla luce.
Ero felice in quel mood angst apocalittico, lo stile gotico, la cultura biblica di Kaori Yuki mi avevano colpita, stava raffinando i miei gusti insieme all’immaginario e allo stile delle CLAMP, finché l’arco narrativo dedicato alla, ormai, mia coppia preferita non prese la piega più tragica e inaspettata: non solo Zafkiel era destinato a morire, ma poco prima di spirare Adam Kadmon ridà a lui la vista per vedere un’ultima volta il figlio che non credeva di avere, Rasiel.
Considerando che Kaori Yuki mostra che tra i due si era formato un legame chiaramente romantico, il tutto è risultato abbastanza disturbante.
Rasiel alla fine, con una nota d’imbarazzo, confessa a Setsuna che Zafkiel era il suo amato “maestro”, ma il modo in cui lo dice fa capire che non pensasse esattamente questo. Conoscendo meglio Kaori Yuki, tra le sue opere, il suo pallino per l’incesto tra fratelli e padre figlio, è molto marcato e il peso di quella verità è stato doloroso, quanto quella rivelazione di Angel Sanctuary non fraintendibile.
Non mi sono mai fatta troppi problemi per ciò che viene mostrato in qualsiasi opera, soprattutto perché sono personaggi immaginari, ma lì per lì fu uno shock perché non volevo rinunciare alla mia ship e… non lo feci. Mi imposi di non credere a quel fatto e così mi misi l’anima in pace (sì, molto maturo).
Tutto ciò che venne narrato dopo in Angel Sanctuary non fu più in grado di traumatizzarmi, nemmeno il fatto che Dio amasse Rosiel e fosse il villain della storia, ci rimasi male giusto per Kato che era l’ultimo dei personaggi rimasti a cui tenevo.
Nonostante questo manga parli di tabù, di peccati, ribalti la morale, cambi gli equilibri tra bene e male, inverta i ruoli di angeli e demoni, tra le sue eccentricità e l’amore per una narrazione gotica Kaori Yuki in Angel Sanctuary ci parla d’amore, un amore assoluto, benedetto verso ogni creatura nelle sue imperfezioni, nei suoi peccati, nei suoi errori. Questo messaggio d’amore totale traspira in tutta la storia, ma viene esaltato nel finale dalla voce di un vero Dio che preferisce la propria sofferenza purché le sue creature siano felici, si sentano amate. Dio dona la libertà assoluta all’umanità, senza una strada da seguire, senza condanne o intimidazioni perché nella libertà sta il vero amore.
Non posso negare che i miei primi dubbi sul cattolicesimo come istituzione arrivarono proprio da Angel Sanctuary, perché un messaggio così bello non si sposa esattamente con quello che la Chiesa predica e vedere che un semplice manga aveva una profondità che dei ministri di culto spesso non hanno, spinge a farsi domande, anche se ancora oggi ho un credo cristiano ma ben lontano dalla sua forma dottrinale.
Angel Sanctuary non mi ha certo cambiata, ma ha dato il suo piccolo contributo attirandomi verso tematiche e personaggi che avrei ricercato in futuro, seminando qualcosa che è fiorito in bellezza dentro di me.