In Fandom

Croccantini al vetriolo per ignoranti.

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Il fatto che io sia una donna porterà automaticamente a svalutare la natura e il taglio di questo articolo, perché ci sarà sicuramente qualcuno che nei suoi limiti culturali e umani ancora non ha compreso che l’indignazione verso il sessismo nasce dal credere nella parità dei sessi, che il femminismo pretende pari diritti e dignità, cosa in cui non solo le donne, ma anche ragazzi e uomini cresciuti sostengono se hanno alle spalle una sana educazione, una coscienza, una cultura.
Nel mio essere una persona (prima ancora che donna) cresciuta con una buona educazione etica e culturale, appresa la storia del simpatico cosplayer che ha indossato una scatola di “croccantini per cagne” come costume durante il Lucca Comics&Games (se volete entrare nello specifico andate al link). Lì per lì ho pensato che era inutile condannare e vomitare indignazione verso un deficiente (in quanto ha carenze non solo morali, è un vero fallimento di ogni tipo d’educazione, visto che non sa scrivere un termine semplice come ‘idiozia’), ma ho letto commenti su Facebook che ritenevano il tizio simpatico, commenti divertiti, commenti di sostegno, commenti di persone che lo trovavano un simpatico schiaffo morale a tutte quelle ragazze che sono ovviamente delle troie perché vestono i panni di personaggi che hanno più pelle da mostrare che stoffa, cagne che meritano di essere chiamate così e trattate come tali, umiliate da uomini e donne, verbalmente e fisicamente, nei social network come nella realtà. Così la mia indignazione si è trasformata in urgenza di scrivere alla lettura di commenti di una massa ignorante verso questo singolo caso, una massa di giovani (purtroppo) cresciuta sotto l’ala di una cultura di predominanza maschilista, una cultura chiusa, una società che più che pudica è educata alla malizia, a vedere oltre nei comportamenti altrui, istigata alla ricerca del capro espiatorio verso chi trasgredisce le regole non scritte di un mondo bigotto. Quel mondo ci s’illude sia un mondo normale, quando invece non realizza che la normalità è un concetto di natura puramente soggettiva, con alcun riscontro oggettivo.
Ho incollato qui alcuni dei commenti letti per ragionare (e rabbrividire) insieme.

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I personaggi femminili tanto ammirati ed osannati (per lo più dal pubblico maschile) molte volte hanno abiti succinti, camminano in reggiseno, con gonne incredibilmente corte, a volte in solo costume da bagno. Per quanto ci sarebbe da fare una critica sul fatto che molti di questi personaggi sono creati da uomini per uomini , ognuno ha il diritto di amare un personaggio e – se si desidera – fare il cosplay di una Wonder Woman, di una Nami, di una Tifa Lockhart, di una Yoko Littner o di una ragazza di Queen’s Blade. Se è desiderio di alcune persone fare tali cosplay si ha tutto il santo diritto di farlo senza offese, senza lancio di croccantini o gogne pubbliche e, aggiungo, tale persona ha diritto di fare tali cosplay anche se non assomiglia a tale personaggio per peso, altezza o altro, è una propria scelta e io a spada tratta insisto su questo diritto.
Alcune persone però troveranno facile ribattere che a prescindere di personaggi con abiti succinti, molte cosplayers amano mostrare il loro corpo e inventarsi cosplay dove ci si mostra il più possibile desabillè, atteggiamenti che suscitano antipatia, specie se si stravolgono i personaggi originali.
Io sono la prima a non amare chi pratica cosplay al solo fine di attirare l’attenzione, perché credo che il cosplay sia un gioco per divertirsi, ma questo non giustifica in alcun modo che una ragazza – anche affamata di attenzione – meriti l’appellativo “cagna”, non giustifica lanci di croccantini e queste ironie da quattro soldi. Se una donna è sicura di se, ama il suo corpo, non le dispiace esporlo e desidera essere apprezzata non sta commettendo un reato, non sta esercitando o invocando violenza, non sta gridando di essere stuprata, non sta offendendo nessuno, essa sta solo esercitando il suo sacrosanto diritto ad essere e indossare quello che vuole. Se non si apprezza e crea disagio confrontarsi con una donna sicura di sé in questo campo si può benissimo ignorarla e non guardarla.
Filtrare tutto ciò come una voglia di sesso, come voglia di umiliarsi, come desiderio di svendersi è l’evidente segno che il problema è di chi guarda e giudica, non della ragazza che sta solo vivendo a suo modo l’hobby del cosplay.
Ma dato che parliamo di cosplayer donne, perché sempre loro? Perché non parliamo di cosplayer uomini? Essere un cosplayer uomo è per caso un tabù? Strano, perché per tutto il Lucca Comics&Games una delle cose che più mi ha colpita dell’ambito cosplay è stata la massiccia quantità di ragazzi che giravano a petto nudo ed è una cosa a cui ho fatto caso perché li ho notati di sera, mentre io gelavo sotto i miei copertissimi cosplay e mi chiedevo come facessero a non morire di freddo. Eppure tutti i saccenti che hanno commentato in favore del cosplayer mangime-per-cagne non hanno fatto menzione di ciò e i pochi che hanno tirato in causa gli uomini si sono premurati di dire che loro non fanno mai cose del genere. Sicuri che siamo andati alle stesse fiere? O, meglio, sicuri di esser andati alle fiere?
Attenzione, non voglio fare un attacco ai cosplayer maschili, loro hanno esattamente tutto il diritto di vestirsi come vogliono, ma se le donne scandalizzano tanto per una scollatura perché i ragazzi dal petto scolpito e con i capezzoli al vento sono immuni da qualsiasi critica? Come possono loro essere più pudici? Come possono loro che erano in numero prevalente con i loro Kamina, Rufy, Goku, Tidus, personaggi di Tekken e personaggi di spokon non esser stati notati? Eppure è da qualcuno di questi ragazzi che io ho notato più squallore, c’era infatti qualcuno che girava con parrucche male acconciate, veri cosplay da cani, a petto nudo, che non rappresentavano nessuno e esponevano cartelli “Free Hugs” mettendoli in mostra quando passavano le ragazze. Pur non volendo essere maliziosa era chiaro che cercavano attenzioni da parte di ragazze, ma io non mi sento di chiamarli gigolò o puttanieri, posso non esser d’accordo con il loro modo di attirare l’attenzione, posso perfino trovarli ridicoli o tristi nei loro intenti (che mai ho visto esercitare da ragazze), ma questo non mi dà alcun diritto di etichettarli per una scelta di essere che non fa male a nessuno.
Essere in confidenza con il proprio fisico, volersi esporre, esser belli, esser sensuali non significa identificarsi come oggetto sessuale desideroso di esser trattato come tale, neanche nel caso in cui l’uomo o la donna in questione non abbiano problemi ad esplicitare una buona predisposizione al sesso. È davvero triste vedere che oggi, nel 2015, qualsiasi cosa legata al mostrare il proprio corpo e aver un buon rapporto con il sesso sia demonizzata, sia un pretesto per insultare una persona e punirla, creando quella che viene denominata “cultura dello stupro”, ovvero il bigotto pensiero che giustifica lo stupro quando una ragazza provoca, perché vestirsi poco è provocare, è invitare, è da punire.
Purtroppo le mie possono essere solo che parole vuote, un’indignazione che sbatte contro muri, ma visto che ormai chiunque frequenti le fiere si sente nerd, voglio ricordare a tutti i nerd – uomini e donne – che prima che sfociasse questa moda di definirsi tali, noi nerd esistevamo comunque e mai erano sorte discussioni tanto ignoranti e bigotte, mai le donne dei fandom (pur esponendosi) erano state trattate in questo modo, mai ho visto nerd incapaci di scrivere nella loro lingua (come nei commenti), mai ho visto nerd incapaci di argomentare, mai ho visto nerd discriminare qualcuno e trattarlo a pesci in faccia (o sarebbe meglio dire – in questo caso – a croccantini). Sulla scia di quelle che possono essere semplicemente parole vuote riflettete e pensate; pensate che leggere, osservare il mondo e farsi una cultura, come ogni buon nerd sentirebbe il bisogno di fare, rende liberi da preconcetti e gabbie mentali in cui, mi dispiace dirlo, siete richiusi.

P.S.: se andate al link troverete la foto non coperta e potete mandarla (o segnalarla) al sito della Purina, dato che il loro marchio è stato utilizzato dal ragazzo in questione senza permesso per istigare alla violenza e alla discriminazione.