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South Park: l’episodio sullo Yaoi dà uno schiaffo morale al queer baiting.

4b6597df4c21fa91587496da5861e3cd-d34kehwNegli Stati Uniti è andato in onda il 28 ottobre il sesto episodio della diciannovesima stagione di South Park e gli autori (Trey Parker e Matt Stone), dato che non hanno mai mostrato interesse per lo slash e mai hanno parlato di omosessualità (leggasi l’ironia), hanno voluto spingersi un po’ oltre e dedicare un episodio al demoniaco genere dello yaoi (o boy’s love, se preferite).
Prima di mandare in onda l’episodio lo staff ha esplicitamente chiesto sul blog del sito ufficiale (http://southpark.cc.com/blog) di inviare loro fanarts sulla coppia Craig/Tweek (purtroppo hanno accettato solo lavori di artiste americane) che avrebbero inserito nell’episodio. Così è stato fatto in Tweek x Craig, toccando un tasto entusiasmante per il fandom che da decenni shippa questa coppia, sempre stata di natura puramente crack (in soldoni: una coppia di pura fantasia basata sul nulla).
L’episodio è particolarmente interessante per molti aspetti, non tanto per la coppia in sé, ma per quello che ruota intorno ad essa.
L’episodio spiega a un occidente abbastanza ignorante in materia, cosa sia lo yaoi. Può darsi scontato, ma persino chi è fruitore di tale genere molte volte non ha davvero idea di cosa sia e si convince si tratti di“fumetti omosessuali”, quanto si convince che ogni coppia omosessuale nell’animazione e nel fumetto sia yaoi. Così non è e Matt&Trey (che sanno bene di cosa parlano) hanno spiegato in maniera squisitamente semplice cos’è, facendoci delle gag simpatiche intorno, su tutte: “non puoi scegliere se essere gay o no, è il Giappone che lo decide”.
Nessuna condanna, anzi, nell’episodio si è supportato con una certa passionalità il genere che ora sarà conosciuto anche dai profani grazie anche alla massiccia quantità di fanarts arrivate. Tutte sono state mostrate durante l’episodio, fanarts in stile manga, ben esposte e pubblicizzate, un gesto carinissimo verso i fans della serie.

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C’è stata qualche perplessità riguardo l’episodio in quanto – una parte generosa di fandom – sperava che i protagonisti fossero Eric Cartman e Kyle Broflovski, i due personaggi con il legame più ambiguo della serie, alternato da litigi e momenti dolci, appassionato odio e confuso amore. Trattando l’episodio però di yaoi non avrebbe avuto senso parlare di loro in quanto yaoi è acronimo di YAmanashi, Ochinashi, Iminashi, ovvero: niente climax, niente trama, nessun significato, calzante a pennello su una coppia come quella formata da Craig e Tweek, mentre Eric e Kyle un climax, una storia e un senso lo hanno, eccome.
Non è stato un contentino per le fangirls senza toccare due dei protagonisti, anzi, se da una parte troviamo la celebrazione allo yaoi, dall’altra tramite il genere e una coppia inesistente Eric scopre un nuovo lato di sé. Semplicemente si è voluto trattare e sottolineare come lo yaoi sia profondamente diverso dall’omosessualità; un’immaginario artistico esclusivamente nipponico fatto di ruoli definiti (seme e uke) che non ha nulla a che vedere con la realtà dell’omosessualità.
Nell’episodio tutti cercano di dare un senso alla coppia e i pochi informati insistono nel fatto che non ha un senso, le ragazze orientali (con i loro doujinka, ovvero gruppi che realizzano fanzine e artworks a tema) vengono interrogate, ma rispondono nella loro lingua, così Craig e Tweek sono i primi a non capire perché sono visti come coppia, mentre le persone intorno a loro continuano a pagarli per ricordar loro che li approvano, simbolo che lo yaoi vende e vende bene, come ultimamente molti show guadagnano successo inserendo coppie LGBT+.
La confusione regna nell’intimo dei due ragazzini, finché non decidono di darla vinta alle fangirls e far credere che  stanno insieme, per poi far finta di lasciarsi davanti a tutti e metter fine alle loro fantasie. Purtroppo la lite diventa molto credibile, uno show che coinvolge tutti gli studenti della scuola (notare anche qui il simbolismo) che si mostrano delusi ed arrabbiati con Craig, ritenuto responsabile della separazione. Craig viene così etichettato come manipolatore, nessuno vuole più approcciarsi a lui, soprattutto le ragazze (Craig anche è un simbolo in questo caso, simbolo di uno show menzognero, come la maggior parte dell’animazione e del fumetto giapponese che offrono fanservice senza nulla di concreto). Se questo episodio non è sembrato satirico abbastanza, ma è stato scambiato solo per un episodio per il fandom, ecco che il finale regala la vera freccia al cianuro: da una coppia di pura fantasia, Craig e Tweek diventano una coppia di fatto, la prima coppia di fatto suggerita da un fandom nel panorama globale degli show televisivi. Un vero schiaffo morale a tutti quegli show d’animazione (e non) che vivono e fanno soldi con il queer baiting ma senza dare mai reali soddisfazioni, nei telefilm come Supernatural, Sherlock, Teen Wolf ecc… quanto nell’animazione (inclusa quella giapponese).

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Se non si conoscono da interviste e retroscena gli autori, questo episodio perde un po’ il suo fascino e la sua importanza, per questo ne approfitto per parlare del rapporto di Matt e Trey con l’omosessualità.
A prescindere dal fatto che i due autori siano sposati e con figli, dai loro esordi hanno sempre detto che secondo loro in tutti noi c’è un lato gay. Questa regola è dominante in South Park, dove vediamo personaggi gay e scene dall’odore omoerotico in quasi ogni episodio, sia perché per loro è una parte integrante del loro universo, sia perché loro stessi non hanno mai nascosto di essere dei fanboys, di conoscere il fandom slash della loro serie (anche se anni fa hanno detto che non hanno mai letto fanfiction per paura che potessero piacergli fin troppo) e di avere un debole per la coppia Cartman/Kyle.
Trey Parker e Matt Stone insomma sono dei nostri, chissà che anche loro non abbiano sofferto per una coppia o se per caso abbiano apprezzato le tante doujinshi che circolano su South Park (di cui molte Cartman/Kyle e Craig/Tweek); di sicuro questo episodio è stato apprezzato da un fandom che – per la prima volta – si è sentito capito.